domenica 22 maggio 2011

Zitto e fai.


Prima di dormire, il mio cervello diventa una fucina di pensieri. Progetti di coppia, idee per il futuro, opinioni su fatti, turbe mentali, immagini di Juliana Moreira, cellule melodiche, proposte per Scuoladimusica.org, conteggi relativi al piangente Conto Corrente Postale, ricordi passati, analogie interdisciplinari, immagini di Juliana Moreira, immagini di Juliana Moreira, immagini di Juliana Moreira.



Immagini di Juliana Moreira.


... uliana Moreira. 


... oreira...


... ra.

Ehm.

Fino a poco tempo fa riempivo pagine e pagine di taccuini per annotare tutto quello che OBBLIGATORIAMENTE mi doveva venire in mente una volta steso sul letto. Argh.

Tutto questo è profondamente deleterio.

Il perché, qui di seguito.

Uno degli assunti sui quali baso la mia vita è che ogni momento deve essere un EVENTO. E come tale necessita di tutta la mia attenzione, senza che i miei pensieri in quell'istante possano essere sporcati da altri non pertinenti al contesto.

Di conseguenza uno dei miei obiettivi è stato proprio il controllo sulle mie turbolenze mentali per riappropriarmi dei momenti che stavo vivendo. Anzi, toglierei "stato": poiché la capacità di organizzare il proprio pensiero si affina, probabilmente, per tutta la vita. 

I problemi personali (economici, sentimentali, quellocheé) sono legati con un filo rosso al girovita (vedi primo post). Innanzitutto, mi sono quindi detto, tagliamo quel filo. Poi provvediamo a mettere a posto il corpo. 


Una malattia di una persona cara; un debito da saldare con urgenza; la rottura di un rapporto affettivo; sono tutti problemi enormi che meritano ovviamente tutta l'attenzione necessaria: ma NON quando dormi. NON quando ti alleni. NON quando mangi. Se c'è un'urgenza, per carità: si salta un allenamento, si fa una notte in ospedale, si pranza in piedi in una piazzola di sosta... ma questi devono essere casi eccezionali, non l'abitudine. Se l'abitudine c'è, siamo di fronte a una delle cause del nostro disfacimento fisico. 


Ho elencato i tre momenti a mio avviso fondamentali per rimettere a posto un fisico sfatto, ossia allenamento, riposo, pasto. Questi momenti devono costituire un momento di recupero e sviluppo, fisico e mentale: non possono farlo appieno (o per niente) se durante essi pensi ad altro.

Dormire con mille pensieri in testa fa dormire male e fa recuperare meno energie. Innanzitutto è difficile prendere sonno: se ti perdi in mille voli mentali rischi di non riuscire proprio ad addormentarti. Ma non solo: alla mattina ti svegli con un bel bagaglio di problemi da risolvere, subito pronti lì sul comodino.

Vale la pena sottolineare che il sonno è l'alleato numero uno dell'atleta: durante il sonno si recuperano le energie perse, si "installano i programmi scaricati" (concetti e informazioni), si ricostruiscono i muscoli e tanto altro ancora.

Un sonno riposante e completo consente di affrontare la giornata seguente con una quantità incredibile di energia in più: che il problema sia il nuovo record da abbattere in allenamento, il resistere a una tentazione della tavola o  l'affrontare il tuo capo al lavoro, avere otto ore di buon sonno alle spalle consentirà di fare tutto questo molto meglio. E non ci sono caffè, fialette di ginseng o spinaci di braccio di ferro che reggano il paragone.

Un ottimo trucco è, nei limiti del possibile, tranquillizzarsi qualche ora prima. Niente pasti pesanti, alcoolici, caffeina, teina, discussioni, progetti, pensieri vari. Niente taccuini sul comodino. Se un'idea non è abbastanza forte da arrivare alla mattina dopo, non vale la pena che occupi una cella di memoria, nemmeno sul pezzo di carta. Vietate le grandi decisioni dopo le 22:00. Sono intossicate dalla giornata appena passata. Ovviamente, valgono tutti i "se" e "ma" del caso. Sono musicista e webcoso, quindi so bene cosa significa lavorare in orari "strani"... ma ci siamo capiti, no?

Altro problema è durante l'allenamento: capisci che non puoi stare a pensare alle bollette che vogliono entrare nel tuo conto corrente tipo i mutanti di "Io sono Leggenda" dentro la stanza di Will Smith quando durante la corsa sulla ciclabile ti superano le nonne con i bimbi in carrozzina e ti fanno pure vento.



Non c'è bisogno invece, credo, di approfondire il problema "pasto". Sappiamo tutti cosa succede allo stomaco in presenza di stress e pensieri negativi.

Qual è il trucco allora? Come è possibile fare in modo che i pensieri scorrano come vogliamo, come se fossero un fiume che scorre in un letto che abbiamo tracciato per lui?

Bene, in questo paragrafo - se questo fosse il copione di un film hollywoodiano - ci dovrebbe essere scritta la soluzione. Un classico: il protagonista, al culmine della frustrazione, "capisce tutto" e da fesso patentato ma con molte potenzialità nascoste, diventa l'ultrafigo da urlo, spacca tutto e vince i cattivi. 

Peccato.

Non funziona così. Hai perso. 

Ripassa tra un paio di adolescenze, grazie.

Per i disillusi, al massimo, posso raccontare come ho fatto io. Mi sono detto: se voglio gli addominali, tocca che faccio gli addominali. Lapalissiano. All'inizio ne faccio 20 poi mi ripiego dal dolore come uno StarTAC; ora ne faccio 3 serie da 3 minuti. Se voglio fare il barré, tocca che passo un'ora al giorno a fare il barré. All'inizio ti viene da accartocciare la chitarra al collo del primo che ti passa di fianco, poi dopo qualche ora di studio come per magia viene anche il Si bemolle maggiore (noto accordo stronzissimo).

Quindi, per la proprietà transitiva, se voglio evitare che le preoccupazioni mi "sporchino" il pensiero dell'attimo che sto vivendo, devo esercitarmi semplicemente a scacciarle via, di volta in volta. 



All'inizio sarà difficilissimo e ti troverai spesso a essere sorpreso da un pensiero negativo mentre sei nel bel mezzo del tuo "momento importante", un po' come quando suona il cellulare e tu stai facendo altro (fesso che sei: si spegne, il cellulare). Poi impari e riesci a scacciare i pensieri che non servono, finché alla fine la capiscono e non ti disturbano più. 


E infatti così è stato anche per me.
Questione di esercizio, come praticamente tutte le cose.

Ovviamente vanno considerati anche gli aspetti fisiologici della faccenda. A tal proposito, riporto un effetto curioso: alla fine di un allenamento cardio ho spesso un momento di "down" dell'umore. Mancano tre km e magari comincio a pensare a bollette, impegni, problemi. Ormai lo so: me ne accorgo, corro ai ripari, scaccio i pensieri e finisco l'allenamento in bellezza. Dopodiché l'umore post allenamento mi va alle stelle, causa serotonina suppongo. Credo che il down sia dovuto alla carenza di zuccheri al cervello: ci sto studiando, vi terrò aggiornati.

Questo, comunque, per sottolineare anche l'esistenza di una forte correlazione tra sostanze assunte con l'alimentazione, sostanze prodotte dall'allenamento, umore e capacità di controllo dei pensieri (che va di pari passo con la forza di volontà: di fianco a "tempra" e "riflessi" nella scheda giocatore di DnD).

Vedendola "alla rovescia", il modo giusto per affrontare ogni situazione è ZITTO E FAI.

Dopo che uno ha ponderato, nei limiti delle umane possibilità, la correttezza dell'eseguire una azione, non c'è cosa migliore che spegnere il cervello e farla.

Se stai lì a scervellarti come un matto, mentre lo fai, su tutte le possibili conseguenze (negative o meno) e su pensieri corollari (o peggio: estranei al contesto), NON TI STAI CONCENTRANDO SU QUELLO CHE DEVI FARE. E quindi per forza perderai, non riuscirai, fallirai.

E te lo meriti.

Rischi addirittura di non riuscire più a muoverti, come Allart Hastur de "La Signora delle Tempeste" di Marion Zimmer Bradley, nato con la capacità di prevedere tutti i futuri possibili e incapace di muovere anche solo un passo poiché impaurito dalle inevitabili conseguenze negative di OGNI sua azione.

Piuttosto: spegni i pensieri e compi l'azione che hai DECISO. Se serve, poi, aggiusti di sale.

Zitto. Fai. 


Per concludere, una precisazione. 

Ovviamente, non sono solo questi tre momenti che necessitano di concentrazione e dello sforzo di lasciare fuori i problemi dalla mente mentre vengono vissuti.

Non puoi spalmarti a quattro di spade su un prato pieno di margherite all'ombra di una quercia sotto il sole delle due di pomeriggio a digerire un panino con la porchetta e una boccia di rosso quello buono e stare a pensare a quanto lavoro dovrai fare la mattina dopo. Non puoi. E' da bastardi dentro. Se fossi il tuo Es ti spaccherei la faccia.

Goditi il momento, rilassati, ricaricati, poi ti alzi e con calma rientri nel flusso degli eventi. Altrimenti hai proprio cannato completamente l'utilizzo corretto di quel momento di pausa.

Si può continuare all'infinito: un jazzista sa bene quanta concentrazione ci vuole per passare attraverso i changes di uno standard impegnativo. Un kickboxer in un incontro non può pensare, ahimé, alla scollatura della signora in prima fila, a meno che non voglia espatriare volando fuori dal ring entro mezzo round. Una riunione di un CDA aziendale può portare ad effetti disastrosi per il futuro di centinaia di persone se si prendono decisioni con leggerezza, e così via.

A dire il vero, ogni momento di questa vita necessita della massima attenzione e della massima concentrazione, fisica e mentale: quando si apre l'account ci viene dato in omaggio un corpo in prestito per viverla e alla fine tocca pure ridarlo, quindi tanto vale tenerlo bene (anche perché non è in garanzia) e utilizzarlo al 100% per fare ogni esperienza come se fosse un punto di svolta fondamentale della nostra esistenza.

In effetti, ogni esperienza, lo è.

:)

... immagini di Juliana Moreira.

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