martedì 16 luglio 2013

From Fudo to Toki.


Addio, o arrivederci.

Siccome il paradosso è una mia prerogativa, sto scrivendo un post dove segnalo che non scrivo più.

Un po' come dire "questa non è una frase". Oppure "Questa che vi indico non è una via".

Come immaginavo, il finale è inaspettato: sai che palle se fossimo computer capaci di prevedere il futuro con esattezza. Per fortuna l'errore è insito in noi: questo ci consente di comportarci in maniera irrazionale e sviluppare l'incredibile varietà di piani di esistenza che ci sono concessi.

Un po' come quando chiedi di uscire ad una ragazza sicuro che non uscirà mai con te (in fondo ti hanno abbandonato quasi tutti, perché lei non dovrebbe farlo?) e poi vi ritrovate, anziani, a camminare in un parco mano nella mano al tramonto.

Penso che sia il premio che la vita ti riserva per averci provato.



Vabbò, usciamo dalle acrobazie filosofico lessicali e spieghiamoci.

In questo lungo periodo di assenza sono successe tante e tali cose impossibili da spiegare in due righe qui su queste pagine; in tanti mi avete scritto chiedendo di continuare a postare articoli nel blog ma purtroppo per mille motivi non sono stato in grado di ottemperare a queste richieste. Vi ringrazio tantissimo per averlo fatto, in ogni caso.

Sono stato particolarmente impegnato sul fronte "contatti personali ed amicizie", con l'aggravante di notevoli beghe lavorative ma soprattutto "etiche" ed umane.

Molti dei dubbi che avevo si sono rivelati fondati e molte attività che avevo intrapreso sono state tagliate via da un mio nuovo modo di vedere il mondo.

Diciamo che mi sono fatto la mia crisi personale: mi piace sempre customizzare le cose, a me.

Ovviamente anche il mio fisico ha subito dei notevoli cambiamenti: dalla fissa per il dimagrimento a tutti i costi sono passato (giocoforza, se non volevo prendere badilate di botte ogni volta che mi allenavo) a puntare innanzitutto sull'efficacia, quindi ho cambiato allenamento e, no, ancora non ho la mia bella tartaruga in evidenza. Spiace. Ci arriverò.

Di contro, a un quintale di peso, posso farmi 10 km di corsa in 53' e non mi si appollaiano più i pellicani sulla pancia quando faccio il morto al mare. Son soddisfazioni.

Ovviamente il fulcro di tutto è la quantità di tempo che ho deciso di dedicare all'allenamento e l'energia che ho deciso di dedicare alla dieta e al dimagrimento.

Bene, arrivato a un certo punto (sui 90 kg) mi sono reso conto che, complice tutto quello che mi stava succedendo (causa mia, colpa mia o caso), stavo semplicemente scoppiando. Non potevo andare avanti così. Per quanto cercassi di strutturare la mia vita al possibile, mi scappava dalle mani ogni 5 minuti.

Era, semplicemente, TROPPA.

Come il mangiare, come l'allenamento, come tutto. Troppa roba.

E allora ho deciso di tagliare.

Chiaro che tagli prima tutto quello che non va. Tagli amicizie che non erano tali; tagli lavori che non erano tali; tagli attività che non ti gratificavano; tagli tutto quello che puoi tagliare senza fare troppo male a te stesso e agli altri.

Ovvio, taglia che ti taglia, l'assetto generale della tua vita si ridistribuisce e devi stare pronto a gestire questa cosa nuova. Non ti devi far prendere la mano dalla potatura selvaggia: non ti devi spaventare ma nemmeno esitare troppo sulle tue scelte. Devi tagliare con fermezza, senza rimpianti, conscio che stai facendo qualcosa di buono per te. Tagli per far crescere meglio. Molto Myagi.

Finale: sto molto meglio. Gli addominali appena si vedono, ma ci sono. Il mio fisico assomiglia sempre più a quello di un atleta e sempre meno a quello dell'omino Michelin. Anche se ho ancora parecchio grasso distribuito, sono meno flaccido di quando ero 86 kg, pur essendo quasi un quintale. Metto su più massa magra che grasso. Ogni allenamento sono più efficace: meno di prima in valore relativo, ma sempre di più in valore assoluto.

Ma soprattutto: sono molto più tranquillo, meno stressato, meno arrabbiato.
Ogni allenamento è una gioia, ogni momento che non mi alleno, pure. 

Forse ho imparato a godermi la vita nonostante i problemi?

Per fortuna non lo faccio da solo. Ci vuole sempre qualcuno che ragioni in maniera diversa da te e ti dia una mano a tendere l'arco.





Mi ci vorranno altri tre anni, a questo ritmo, posto che non cambi qualcosa, per arrivare dove voglio arrivare con il mio fisico: pace.

Se voglio conciliare l'attività di titolare di una scuola di musica, insegnante, programmatore, webmaster, non posso allenarmi come un agonista e affrontare una dieta da 5 kg al mese come facevo prima.

Ripeto: PACE.

Anche perché lo scopo finale di tutto questo gioco è lo star bene: e morir d'un colpo per fare un allenamento in più o mangiare meno quando si è già stressati è assolutamente controproducente, l'ho visto sul mio fisico.

Quindi: non scrivo più. Non perché non mi vada, o perché mi porti via troppo tempo: ma perché in quel momento in cui scrivo un articolo in realtà posso fare altro che ora è andato su nello STACK.

Ossia: scrivo quando posso. Può essere che ritorni tra sei mesi, come magari che riesca a scrivere con calma venti articoli in una settimana, non lo so.

Non mi aspettate.

Spero comunque che questo "ultimo" (in senso cronologico relativo, mi auguro) articolo possa avervi fornito, comunque, una importante lezione (non perché abbia niente da insegnare: i miei sono solo suggerimenti di azioni che hanno funzionato SU DI ME e spero possano servirvi, tutto qua): calibrate la vostra vita.

Tagliate i rami secchi. Concimate il vostro cervello ed il vostro fisico. Dategli acqua ed aria. Prendetevi i vostri momenti liberi.

Ricordatevi che la mente è un terreno fertile: qualsiasi cosa ci pianti, ci crescerà. Se ci pianti fiori, avrai una mente colorata. Se ci pianti alberi, avrai una mente solida e forte. Non lasciarla incolta e piena di erbacce*.




Poi, imparate a inserirvi nel flusso della vostra vita: ci saranno sempre problemi, rabbia, cattiveria, pensieri negativi. Viveteli! Non serve tentare di rinnegarli né di non farsi coinvolgere o pensare di schivarli!

I momenti negativi sono parte integrante dell'esistenza. Chi li rinnega tenta di rinnegarli vive una vita innaturale e ne paga le conseguenze, prima o poi e con gli interessi.

Ricordatevi che comandate voi la vostra mente. Il dolore serve a metterci in guardia su ciò che distrugge, che non è altro che metà del mondo: ricordatevi sempre di vivere anche la metà bianca del Tao**.

Se vivrete così vivrete in maniera naturale, il vostro fisico e la vostra mente andranno a posto da soli e non ci sarà aspetto dell'esistenza che non saprete affrontare. Non avrete bisogno di schivare le pallottole.





... forse dovrei cambiare il titolo di questo blog.





* Mia rivisitazione su originale di Bruce Lee. 
** Lungi da me l'essere Taoista in senso stretto: come già detto sono profondamente agnostico. Se posso, prendo alcuni concetti che mi interessano da vari contesti filosofico religiosi e li faccio miei, niente più. Non aspettatevi trattati sul Daodejing.

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