venerdì 16 settembre 2011

Tirare


Maliziosi. Non mi riferisco ovviamente al bianco alcaloide distribuito sul mercato in comode bustine.



Anche perché dicono sia piena di effetti collaterali: preferisco ancora altri metodi per tirarmi su quando sono un po' in "down":


... oppure c'è sempre la fida caffettiera con boccia di miele al seguito.

"Tirare", quindi.

S'intende: trattasi di situazioni fuori dal normale, sia chiaro.

Ad esempio, quando la Fatina dei Dentini mi impone propone, con un lungo ed articolato discorso volto a convincermi a mezzo retorica, cesellando ogni vocabolo ed espressione, curando lo svolgersi della prosa, di allenarmi con lui.

"Domani. Sei. Allenamento."


Ecco, lì io già so che il dopodomani sarà un giorno di profonda riflessione sui misteri del creato, lo sguardo fisso nel vuoto finché i due carboidrati rimasti non si incontrano e generano l'energia necessaria per far dire alla mia bocca

"Ahia. Muoio."


Ma il bello, come molti sanno, sta proprio lì.

Chiamatelo masochismo, chiamatela pazzia, chiamatela come volete ma sappiate che questa "malattia" contagia chiunque voglia ottenere dei risultati tangibili con l'attività fisica, sport o arte marziale che sia. Tutti gli altri, con il massimo rispetto, stanno solo giocando o perdendo tempo.

Mi spiego, prima di essere linciato.

Non c'è niente di male nel bucar su due pantaloncini, una canottiera, prendere il lettore mp3 e andare a farsi due passi veloci per 15 minuti al campo sportivo, ogni sera. Non c'è niente di male nel fare la sbiciclettata quotidiana fino al mare e ritorno. Sono attività fisiche come altre, certamente migliori del sollevamento cibo e dello stretching dei visceri, sia chiaro. Tra il passare le tue serate al Burger King e fare due passi vestito con la tutina di Freddy Mercury, buona la seconda.

US Navy 101005-N-3793B-152 Sailors and Marines participate in the Spartan workout in the hangar bay aboard the aircraft carrier USS Harry S. Truman


L'errore alcune volte sta nel fatto che si tratta di attività estremamente blande per il fisico della persona che le svolge.

Ho visto ragazzine correre al parco con le ballerine e la pochette, sculettando allegramente per la gioia di noi portatori di testosterone e l'ilarità di chi sa cosa voglia dire "allenarsi".

Ma, sottolineo, ho visto anche una signora sulla cinquantina veramente enorme semplicemente camminare sull'anello esterno del campo sportivo e non fermarsi mai mentre io mi allenavo: sono arrivato, e lei camminava. Dopo un'ora e mezza di allenamento, finisco e vado via: lei era ancora lì che camminava. A piè veloce, sbuffando come una locomotiva a vapore e sudata come un cavallo. Dopo due mesi era ancora lì, tutte le sere, con vari cm in meno di grasso e quell'aura che circonda chi riesce a vincere sé stesso e prendere in pugno la propria vita. Lei camminava, con i fondisti che quando le passavano di fianco come una mandria di cavalli le facevano vento: si spostava da una parte (continuando a camminare) e quando erano passati si rimetteva nel sentiero... e continuava a camminare.

E te a una così non gli dici un cazzo, perché ha vinto lei, punto e basta. Questi sono eroi. 



L'importante non è tanto la prestazione atletica in valore assoluto: è quanto "tiri" rispetto alle tue reali possibilità. Io all'inizio del mio dimagrimento, con un fisico allo sfascio, scioglievo chili di grasso solo a fare cento metri di passeggiata in salita. Per un arrampicatore questo equivale al primo sbadiglio la mattina appena alzato.

Il punto è questo: se non si "tira" non si ottiene niente. E' inutile dire "sulla carta" di star facendo la guerra ai chili quando non ci si impegna a fondo nell'allenamento. Fare le ripetizioni scritte su una tabella dall'istruttore, oppure fare la corsettina leggera giusto per sgranchirsi è lecitissimo, ma non ci si aspettino risultati confortanti e degni di nota (figuriamoci dei risultati sportivi).

Se non sudi e se non hai il cuore che ti stantuffa come una bicilindrica del '52, puoi scordarti di star lavorando bene. Per chi avesse voglia di capire come la frequenza cardiaca sia correlata alla qualità dell'allenamento, ecco un link interessante.

Innanzitutto chiariamo: fare un allenamento "tirato" significa partire già psicologicamente preparato qualche ora prima: non puoi arrivare lì e cominciare stufo e demotivato, non serve a nulla.

Se il problema è fisiologico, si può risolvere "facilmente": se possibile dormire quello che serve (non di più), non mangiare troppo immediatamente prima dell'allenamento, magari aiutarsi con un caffè o con un cucchiaino di miele (che però fornisce energia lungo l'allenamento, più che all'inizio). Per dare la "briscola" (perdonatemi il pesarese) può essere utile uno zabaione, o quello che preferite nella miriade sconfinata degli zuccheri semplici, sempre con criterio (se vi allenate tre ore per smaltire un laterizio di tiramisù direi che dovete farvi curare da uno bravo).

Tiramisu Fanes


A dire il vero, il meglio che possiate fare per "darvi la sveglia" è un buon riscaldamento di una ventina di minuti, che riattiva la circolazione (magari ferma da sei ore di sedia piallaculo) e rimette in circolo le risorse di glicogeno, magari inserendoci qualche gioco (no, non rubamazzo), qualche lavoro esplosivo (no, non centrano i kamikaze), qualche serie di piegamenti (no, non in motorino).

Una volta svegli, però, è nel cuore dell'allenamento che bisogna dare il massimo.

Se si vuol raggiungere qualche risultato e non si vuole solo perdere tempo, con il rischio di sprecare anche denaro inutilmente, bisogna TIRARE. Punto.

"Come gli assassini", si dice dalle mie parti: scegliete voi la vostra terminologia locale preferita.



Il limite al quale tendi (quel secondo in più sulla verticale, quel secondo in meno sugli  80m, quella ripetizione in più alle parallele, quel diretto-gancio-montante con i manubri da 1 kg in più, quel centimetro sulla spaccata o quei dieci metri in più sull'arrampicata) è il segno al quale tendere come le api al miele: di lì non si scende, semmai si sorpassa e si segna un'altra tacca. PUNTO.

Finire l'ultima ripetizione di ogni serie in isometria, tenendola il più possibile, fare un altro round al sacco anche se non stai più in piedi, macinare un altro km di marcia anche se ti sembra che ti si stacchino i glutei: questo vuol dire tirare.

PANTANO IRONMAN 2009


E il giorno dopo il tuo corpo ti deve ricordare che ti sei allenato al massacro e che sei un criminale. In realtà, anche se i tuoi muscoli ti stanno mandando a quel paese, se li guardi bene vedi che ti sorridono compiaciuti.

Chiaramente per fare questo è necessaria una concentrazione totale mista a una certa leggerezza d'animo. Anzi, direi "elasticità", o "vibrazione giusta". Non puoi cavar energie al cervello per farti mille seghe mentali sull'esercizio che stai svolgendo, ma non puoi nemmeno deconcentrarti mentre fai sparring, che è un attimo che con un montante ti volano via anche i pensieri.



Ci vuole lo "stato d'animo" (in quanto musicista, io dico il "mood") necessario a "bruciare in maniera controllata", anche perché troppa attenzione rischia di far diventare pesante l'allenamento e di fartelo venire a noia. Troppa leggerezza, tuttavia, non ti fa spingere quello che serve a farti migliorare: è importante quindi restare in vigile attenzione, moderatamente esaltato senza sconfinare nel "fulminato da psichiatria". Difficile, eh.

Allenarsi in coppia o in gruppo a volte aiuta, a volte no: certamente in due, seri e motivati, ci si dà lo stimolo per "un altro round", ma a volte si rischia di perdersi in inutili chiacchiere e prendere il tutto come una uscita tra amici (e quindi mandare a quel paese l'allenamento). Una battuta sì, una risata ok, una valanga di cazzate mentre si fanno le trazioni alla barra, anche no.

In questo contesto, aggiungo, l'allenamento intergenere è solitamente deleterio per noi uomini, che tendiamo facilmente a distrarci. Ehm.

Ну, а девушки... а девушки потом...


A volte poi il cervello si spegne e non riesci più a ragionare bene: diretto - gancio - montante diventa garetto - dintante - moncio, le ripetizioni diventano "... 'ntuno, 'ntidue, 'nti... ...fff... 'ntinove, 'nti, ...fff... 'ntitrè, ...fff... 'nt... ... ... cento". Una bevuta di sali o un aiuto alimentare in zuccheri può aiutare a farti passare da lobotomizzato a persona normale (o almeno cavernicolo), sempre tenendo conto dell'apporto calorico e di tutti i valori nutritivi.

In ogni caso, al di là del risultato che raccogli nei mesi a venire, c'è una cosa che raccogli il giorno dopo, o la sera stessa: la stanchezza. Quella spossatezza che ti fa girare per la casa come un aspirapolvere alla ricerca di cibo la sera dopo l'allenamento, sapendo che anche se ti fai una bistecca di brontosauro il giorno dopo sarai un kg in meno. 



Son soddisfazioni, eh.

Chiamatelo masochismo, chiamatela pazzia, chiamatela come volete...



... ma sappiate che questa è Sparta. Per aspera ad astra.












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