mercoledì 7 dicembre 2011

Raccolta firme: caroline sulla ciclabile lungofoglia a Pesaro.


Orbene, esseri muniti di testosterone: sì. Anch'io mentre scrivevo il titolo di questo post ero illuminato dal pensiero che la gentile signorina qui sotto potrebbe essere un forte motivatore per i miei sprint sulla ciclabile:

Caroline Eyrolle

e sono d'accordo con voi che anche la Wozniacki come personal trainer sul lungofoglia probabilmente ti farebbe dimenticare la puzza di stagno fuso che ti fa cagliare l'acido lattico nelle gambe appena passato il ponte (o appena prima di arrivarci, a seconda).

Tuttavia stavolta, solo per stavolta lo giuro, non alludevo ad argomenti cari a noi barbari tutti manzo, birra e ormoni.

Molto più sobriamente, parlavo di queste caroline:


... ossia quei battanagli di ghisa che ti spruzzano acqua addosso con la pressione di un idrante ogni volta che tenti di regolare con la pressione del pollice l'uscita dell'acqua per bere.

Ecco, veniamo subito al punto.

Se vai a correre al campo sportivo di Pesaro, lì l'acqua per dissetarsi c'è.

Se vai verso il porto, puoi sciacquare via lo smog alla fontanella di via Canale.

Se vai a correre al Miralfiore, l'acqua è il tuo ultimo problema (basta che ti porti dietro un po' di vasellina, oppure un cucchiaio e del limone, male che vada qualche soldo e sei a posto). Comunque anche lì ci sono varie caroline disponibili (si dice anche varie Caroline quando cala la luce, ma non ho mai sperimentato).

Sulla ciclabile del lungofoglia, no.

Hai sete? Muori

Fai più dei 3km di corsetta leggera "giusto per" del pseudosportivo della domenica? Fatti tuoi.

Fatti tirare le boccette di mezza minerale all'altezza del vivaio.

Nascondi due litri di Gaia dietro i capannoni della Fox.

Frega un succo agli operai che lavorano a Porta Ovest.

Insomma, arrangiarsi è diventato un obbligo, per chi si fa tutta la ciclabile di corsa: portarsi dietro una bottiglia è impensabile (sbatocchiamenti, scomodità, ecc.), fermarsi a un bar men che meno. Non tutti hanno il fisico da Trail Running e arrivare dall'Iper a Ponte Vecchio a Ferragosto può diventare problematico per qualcuno.

Sicché vorrei proporre, se non si tratta di una richiesta impossibile, al Comune di Pesaro di installare una carolina (due? tre? si può?) anche sulla ciclabile del Lungofoglia, poiché schivare i corridori con la faccia da profughi del deserto subsahariano sta cominciando a diventare sempre più difficile.

La bicipolitana è una delle iniziative più utili e interessanti mai realizzate a Pesaro: dico questo da utilizzatore giornaliero di questo servizio e lontano da qualsiasi eventuale polemica politica o economica che (non mi interessa e non sono andato a guardare) immagino sia venuta fuori al riguardo.



Semplicemente in questo progetto credo ci siano alcuni aspetti che possono essere migliorati e la mia proposta va in questa direzione. Ce ne sarebbero altri, per carità, ma questo è uno di quelli che sento più pressanti, da ansimatore e sudatore professionista.

Chiaramente la mia prossima proposta sarà relativa all'installazione lungofiume di numerosi barbecue in cemento con annesso pascolo di mucche, ma questa è un'altra storia.

Se altri sono interessati o si stanno già organizzando per andare a parlare in comune in Comune con chi di dovere (o all'Aspes, all'IFI o a chissà quale ente preposto dove verremo sballottati), vi prego di comunicarmelo (scrivendomi qui) e/o diffondere questo post. 

Chiaro, so che in tempi di crisi potremmo anche organizzarci mettendo all'andata dei sacchetti sulle foglie per raccogliere l'acqua evaporata dalle piante e berla al ritorno, ma che ci volete fare, sono figlio delle comodità del mio tempo e mi piacerebbe di più una fontanella.



Ah, mo' che ci siamo, potremmo anche chiedere un po' di illuminazione (magari non in stile Silent Hill tipo il tratto Ponte Vecchio - aggancio con via Spoleto), che dite? Nella speranza che poi, anche lì, quando scende la sera, siano più le lucciole che le "lucciole".


Glow worm lampyris noctiluca





giovedì 13 ottobre 2011

APM - Attività Propedeutica Motoria (Ossia di Fatine e Dentini vari)


Breve intervento in un periodo caldo e denso come il grasso che cola nel barbecue dalle costarelle alle fettine di pane grigliato sottostanti. Ehm.

Mi fermo da 'ste parti un attimo per diffondere una info che per me ha una valenza... storica.
E qui ci scappa la lacrimuccia.

Diversi centimetri di girovita fa, ossia palate di kg addietro, la famigerata Fatina dei Dentini mi ficcò a forza propose gentilmente di partecipare ad un corso che avrebbe tenuto in quel del Center Stage, famosa palestra e centro artistico polivalente di Pesaro.



Lì presi coscienza del fatto che possono farti male anche muscoli che non pensavi di avere.

Il lavoro proposto andava dallo stretching, alla mobilità, all'equilibrio, alla coordinazione, passando per esercizi più o meno intensi, circuiti, ma anche semplici "giochi", che per chi deve ancora capire come dialogare con il proprio corpo sono un toccasana poiché ti divertono e ti rimettono in forma.

Quando la stagione l'ha permesso, poi, ci siamo spostati al parco: per me che non avevo mai fatto attività fisica all'aperto è stato quasi un colpo di fulmine (infatti ora mi inzacchero nei sentieri di montagna felice come un maialino di cinta senese).



Poi la Fatina ha deciso che era giunto il momento di sacrificarmi all'altare della sofferenza pura: ero l'Eletto. Cominciammo così la serie di allenamentINI nel suo garage attrezzato, con Sommo Suo Sadico Divertimento (SSSD, potrebbe essere una nuova faccina) e somma mia disperaTione.

Ed eccomi qua, una quarantina di kg di meno, a spiegarvi che se avete voglia di provare le stesse pene muscolari ed articolari gioie e gratificazioni che ho provato io all'inizio del mio percorso, potete andare a farvi massacrare provando  gratuitamente la prima lezione del corso:


APM (Attività Propedeutica Motoria)
Primo incontro gratuito 

Sabato 15/10/2011
presso
Center Stage
(43,90647501 12,9102686)
Dalle ore 11.30 alle 12.30

Verrà illustrato il corso e verranno raccolte 
le disponibilità di orari e giorni 
in modo da organizzare le lezioni

Portate la tuta e molti amici!

Info:
Mail - enrico.frato@gmail.com
Cell. - +39 334 22 66 672

... io avrei messo "se siete maggiorenni, single e carine, potete anche non portare la tuta", ma non è nel suo stile, è troppo serio. 

Pronti, quindi? 

:)

venerdì 16 settembre 2011

Tirare


Maliziosi. Non mi riferisco ovviamente al bianco alcaloide distribuito sul mercato in comode bustine.



Anche perché dicono sia piena di effetti collaterali: preferisco ancora altri metodi per tirarmi su quando sono un po' in "down":


... oppure c'è sempre la fida caffettiera con boccia di miele al seguito.

"Tirare", quindi.

S'intende: trattasi di situazioni fuori dal normale, sia chiaro.

Ad esempio, quando la Fatina dei Dentini mi impone propone, con un lungo ed articolato discorso volto a convincermi a mezzo retorica, cesellando ogni vocabolo ed espressione, curando lo svolgersi della prosa, di allenarmi con lui.

"Domani. Sei. Allenamento."


Ecco, lì io già so che il dopodomani sarà un giorno di profonda riflessione sui misteri del creato, lo sguardo fisso nel vuoto finché i due carboidrati rimasti non si incontrano e generano l'energia necessaria per far dire alla mia bocca

"Ahia. Muoio."


Ma il bello, come molti sanno, sta proprio lì.

Chiamatelo masochismo, chiamatela pazzia, chiamatela come volete ma sappiate che questa "malattia" contagia chiunque voglia ottenere dei risultati tangibili con l'attività fisica, sport o arte marziale che sia. Tutti gli altri, con il massimo rispetto, stanno solo giocando o perdendo tempo.

Mi spiego, prima di essere linciato.

Non c'è niente di male nel bucar su due pantaloncini, una canottiera, prendere il lettore mp3 e andare a farsi due passi veloci per 15 minuti al campo sportivo, ogni sera. Non c'è niente di male nel fare la sbiciclettata quotidiana fino al mare e ritorno. Sono attività fisiche come altre, certamente migliori del sollevamento cibo e dello stretching dei visceri, sia chiaro. Tra il passare le tue serate al Burger King e fare due passi vestito con la tutina di Freddy Mercury, buona la seconda.

US Navy 101005-N-3793B-152 Sailors and Marines participate in the Spartan workout in the hangar bay aboard the aircraft carrier USS Harry S. Truman


L'errore alcune volte sta nel fatto che si tratta di attività estremamente blande per il fisico della persona che le svolge.

Ho visto ragazzine correre al parco con le ballerine e la pochette, sculettando allegramente per la gioia di noi portatori di testosterone e l'ilarità di chi sa cosa voglia dire "allenarsi".

Ma, sottolineo, ho visto anche una signora sulla cinquantina veramente enorme semplicemente camminare sull'anello esterno del campo sportivo e non fermarsi mai mentre io mi allenavo: sono arrivato, e lei camminava. Dopo un'ora e mezza di allenamento, finisco e vado via: lei era ancora lì che camminava. A piè veloce, sbuffando come una locomotiva a vapore e sudata come un cavallo. Dopo due mesi era ancora lì, tutte le sere, con vari cm in meno di grasso e quell'aura che circonda chi riesce a vincere sé stesso e prendere in pugno la propria vita. Lei camminava, con i fondisti che quando le passavano di fianco come una mandria di cavalli le facevano vento: si spostava da una parte (continuando a camminare) e quando erano passati si rimetteva nel sentiero... e continuava a camminare.

E te a una così non gli dici un cazzo, perché ha vinto lei, punto e basta. Questi sono eroi. 



L'importante non è tanto la prestazione atletica in valore assoluto: è quanto "tiri" rispetto alle tue reali possibilità. Io all'inizio del mio dimagrimento, con un fisico allo sfascio, scioglievo chili di grasso solo a fare cento metri di passeggiata in salita. Per un arrampicatore questo equivale al primo sbadiglio la mattina appena alzato.

Il punto è questo: se non si "tira" non si ottiene niente. E' inutile dire "sulla carta" di star facendo la guerra ai chili quando non ci si impegna a fondo nell'allenamento. Fare le ripetizioni scritte su una tabella dall'istruttore, oppure fare la corsettina leggera giusto per sgranchirsi è lecitissimo, ma non ci si aspettino risultati confortanti e degni di nota (figuriamoci dei risultati sportivi).

Se non sudi e se non hai il cuore che ti stantuffa come una bicilindrica del '52, puoi scordarti di star lavorando bene. Per chi avesse voglia di capire come la frequenza cardiaca sia correlata alla qualità dell'allenamento, ecco un link interessante.

Innanzitutto chiariamo: fare un allenamento "tirato" significa partire già psicologicamente preparato qualche ora prima: non puoi arrivare lì e cominciare stufo e demotivato, non serve a nulla.

Se il problema è fisiologico, si può risolvere "facilmente": se possibile dormire quello che serve (non di più), non mangiare troppo immediatamente prima dell'allenamento, magari aiutarsi con un caffè o con un cucchiaino di miele (che però fornisce energia lungo l'allenamento, più che all'inizio). Per dare la "briscola" (perdonatemi il pesarese) può essere utile uno zabaione, o quello che preferite nella miriade sconfinata degli zuccheri semplici, sempre con criterio (se vi allenate tre ore per smaltire un laterizio di tiramisù direi che dovete farvi curare da uno bravo).

Tiramisu Fanes


A dire il vero, il meglio che possiate fare per "darvi la sveglia" è un buon riscaldamento di una ventina di minuti, che riattiva la circolazione (magari ferma da sei ore di sedia piallaculo) e rimette in circolo le risorse di glicogeno, magari inserendoci qualche gioco (no, non rubamazzo), qualche lavoro esplosivo (no, non centrano i kamikaze), qualche serie di piegamenti (no, non in motorino).

Una volta svegli, però, è nel cuore dell'allenamento che bisogna dare il massimo.

Se si vuol raggiungere qualche risultato e non si vuole solo perdere tempo, con il rischio di sprecare anche denaro inutilmente, bisogna TIRARE. Punto.

"Come gli assassini", si dice dalle mie parti: scegliete voi la vostra terminologia locale preferita.



Il limite al quale tendi (quel secondo in più sulla verticale, quel secondo in meno sugli  80m, quella ripetizione in più alle parallele, quel diretto-gancio-montante con i manubri da 1 kg in più, quel centimetro sulla spaccata o quei dieci metri in più sull'arrampicata) è il segno al quale tendere come le api al miele: di lì non si scende, semmai si sorpassa e si segna un'altra tacca. PUNTO.

Finire l'ultima ripetizione di ogni serie in isometria, tenendola il più possibile, fare un altro round al sacco anche se non stai più in piedi, macinare un altro km di marcia anche se ti sembra che ti si stacchino i glutei: questo vuol dire tirare.

PANTANO IRONMAN 2009


E il giorno dopo il tuo corpo ti deve ricordare che ti sei allenato al massacro e che sei un criminale. In realtà, anche se i tuoi muscoli ti stanno mandando a quel paese, se li guardi bene vedi che ti sorridono compiaciuti.

Chiaramente per fare questo è necessaria una concentrazione totale mista a una certa leggerezza d'animo. Anzi, direi "elasticità", o "vibrazione giusta". Non puoi cavar energie al cervello per farti mille seghe mentali sull'esercizio che stai svolgendo, ma non puoi nemmeno deconcentrarti mentre fai sparring, che è un attimo che con un montante ti volano via anche i pensieri.



Ci vuole lo "stato d'animo" (in quanto musicista, io dico il "mood") necessario a "bruciare in maniera controllata", anche perché troppa attenzione rischia di far diventare pesante l'allenamento e di fartelo venire a noia. Troppa leggerezza, tuttavia, non ti fa spingere quello che serve a farti migliorare: è importante quindi restare in vigile attenzione, moderatamente esaltato senza sconfinare nel "fulminato da psichiatria". Difficile, eh.

Allenarsi in coppia o in gruppo a volte aiuta, a volte no: certamente in due, seri e motivati, ci si dà lo stimolo per "un altro round", ma a volte si rischia di perdersi in inutili chiacchiere e prendere il tutto come una uscita tra amici (e quindi mandare a quel paese l'allenamento). Una battuta sì, una risata ok, una valanga di cazzate mentre si fanno le trazioni alla barra, anche no.

In questo contesto, aggiungo, l'allenamento intergenere è solitamente deleterio per noi uomini, che tendiamo facilmente a distrarci. Ehm.

Ну, а девушки... а девушки потом...


A volte poi il cervello si spegne e non riesci più a ragionare bene: diretto - gancio - montante diventa garetto - dintante - moncio, le ripetizioni diventano "... 'ntuno, 'ntidue, 'nti... ...fff... 'ntinove, 'nti, ...fff... 'ntitrè, ...fff... 'nt... ... ... cento". Una bevuta di sali o un aiuto alimentare in zuccheri può aiutare a farti passare da lobotomizzato a persona normale (o almeno cavernicolo), sempre tenendo conto dell'apporto calorico e di tutti i valori nutritivi.

In ogni caso, al di là del risultato che raccogli nei mesi a venire, c'è una cosa che raccogli il giorno dopo, o la sera stessa: la stanchezza. Quella spossatezza che ti fa girare per la casa come un aspirapolvere alla ricerca di cibo la sera dopo l'allenamento, sapendo che anche se ti fai una bistecca di brontosauro il giorno dopo sarai un kg in meno. 



Son soddisfazioni, eh.

Chiamatelo masochismo, chiamatela pazzia, chiamatela come volete...



... ma sappiate che questa è Sparta. Per aspera ad astra.












giovedì 4 agosto 2011

I grassi idrogenati


Quando per la prima volta mi hanno parlato di "acidi grassi trans", ho subito pensato di sapere a cosa ci si riferisse: ammetto che l'argomento della conversazione non mi ispirava più di tanto.


Poi mi hanno spiegato che probabilmente avevo capito male.

Quando si parla di grassi idrogenati, pare ci si riferisca ad un processo chimico tramite il quale ci si diverte ad appiccicare a forza atomi di idrogeno su composti organici vari: 'sti atomi vanno a rompere le palle a dei legami multipli carbonio - carbonio che stavano tanto bene abbracciati per i fatti loro e li riducono a legami semplici, tipo i bimbi che "gne gne gne voglio giocare anche io al girotondo" e si ficcano in mezzo tra i due fidanzatini, per intenderci.

Tutta 'sta roba prende il nome di idrogenazione, per gli amici "porcata chimica colossale".

Questo giochino si fa spesso con degli oli vegetali, i quali vengono trasformati in qualcosa di simile al grasso animale. Capirete da soli che si tratta di una aberrazione scandalosa quanto un hamburger di seitan di fianco ad una marchigiana 5R IGP di 6 cm.



I vantaggi nell'utilizzo alimentare (l'idrogenazione si usa anche in altri ambiti) dei grassi idrogenati sono molteplici: innanzitutto costano meno.

Se ci pensate, un conto è sparaflashare idrogeno su una spremuta di arachidi, un conto andare gentilmente a chiedere a uno così se vuole condividere con noi una parte del suo Io:



... facile che il processo per evitare che sia prima lui a spremerti le tue, di arachidi, possa essere leggermente più costoso.

Secondo, i grassi idrogenati si conservano un culo (unità di misura dell'immensità).

Di conseguenza i produttori scodinzolano felici perché possono vendere lo stesso prodotto a un costo inferiore, rendercelo più appetibile e convincerci della sua convenienza. Curiosamente, alcuni di questi prodotti hanno una consistenza simile alla vaselina, con la quale condividono in determinati contesti alcune modalità d'impiego.



Peraltro la legge consente di scrivere "grassi idrogenati: 0 g" qualora ci sia nel prodotto una presenza di grassi idrogenati fino ad una quantità minore o pari a 0,5 grammi. E anche qui ci ritorna curiosamente in mente il bianco composto appena citato.

Terzo: hanno una stabilità alle alte temperature molto più alta dei grassi non idrogenati. Infatti le molecole dei grassi non idrogenati, detti grassi CIS, sono spiegazzate e non si impacchettano bene tra di loro.

Quelle dei grassi non CIS, (no, non si chiamano NCIS, si chiamano TRANS, però potete ridacchiare lo stesso) invece si zippano a meraviglia e resistono meglio quindi alla fusione.

Pare che nei fast food l'utilizzo di oli parzialmente idrogenati per la frittura di patatine fritte sia la regola, anche se spesso vengono utilizzati oli raffinati che hanno comunque un alto punto di fumo (sul ricambio di questi oli, invece, sarebbe da fare un articolo a parte).

Vale qui la pena sottolineare come i grassi parzialmente idrogenati siano anche peggio dei grassi totalmente idrogenati: leggere e informarsi, please.

La sintesi del discorso è che un grasso totalmente idrogenato, sinteticamente, fa cagare. Sembra cera e assomiglia solo come consistenza a un grasso animale. Il bello è che se fosse veramente tutto idrogenato diventerebbe quasi tutto acido stearico, un grasso che il nostro organismo è in grado di trasformare in acido oleico, che non innalzerebbe il colesterolo cattivo.



Ma poiché non tutti sono disposti a far colazione con una candela pucciata nel caffelatte, meglio idrogenarlo parzialmente, spendere poco, mantenere un gusto accettabile, evitare che si irrancidisca in un paio di giorni, buttar su una produzione su larga scala, vendere il prodotto agli ignari consumatori, farsi le vacanze alle Canarie con i ricavi realizzati sulle coronarie delle persone.

Non credete nella malafede del povero ricco imprenditore che vende merendine nocive? Bene, spulciate questo articolo.

Letto? Bravi.

Quindi ora sapete che il prodotto principe, emblema della furba pratica dell'idrogenazione, è la margarina.



Per produrla, se volete giocare al piccolo chimico, sappiate che fanno così: prendono oli d'oliva e oli di semi vari, li miscelano e li portano sopra i 50°. Ci aggiungono acqua grazie alla lecitina, che è una specie di Metternich della chimica, poi lo pastorizzano (che significa che lo riscaldano molto e alla svelta, non che gli danno un bastone, un cane ed un gregge e lo mandano a pascolare per i monti) per evitare che tipo muori subito, infine lo raffreddano tipo un gelato.

Niente di male, fin qui. In effetti, fare un piatto di cannelloni è forse anche più difficile. La differenza sta in quello che succede alle tue arterie quando mangi una roba del genere.

I grassi idrogenati contenuti nella margarina e in vari alimenti prodotti con questa tecnica aumentano in maniera significativa la quantità di colesterolo LDL, ossia quello "cattivo" (che sarebbe la nemesi dell'HDL, il "fratello buono", il fico del blockbuster d'azione, per dire) e a lungo andare, se persisti nell'utilizzo di questi prodotti, non segui la Legge delle Tre M e passi le tue giornate tra bar e fast food, succede questo dentro i tuoi cari tubicini:



Potete vomitare più in là, grazie.

Se non vi dovesse bastare la piacevole ed evocativa immagine, ecco un riassunto sintetico di cosa succede a lungo andare al vostro corpo se vi abbuffate di merdendine trattate con questo procedimento.

I grassi idrogenati:

1) fanno vincere i cattivi nella Guerra del Colesterolo
2) rischiano di farti venire uno schiantone peggio che se mangiassi strutto dalla mattina alla sera
3) rendono il latte materno una schifezza quindi non ti lamentare se tuo figlio si incazza come un'ape appena lo attacchi alla tetta
4) rompono le palle prima ancora che tu nasca influenzando il tuo peso
5) aumentano l'insulina, la famosa stilista russa
6) fanno diventare il tuo sistema immunitario una femminuccia
7) fanno diventare pure a te una femminuccia inibendo la produzione di testosterone
8) bucano le ruote alle auto degli enzimi
9) compiono atti vandalici nei confronti delle membrane cellulari che manco gli hooligans a Liverpool
10) giocano al dottore con gli abitanti di Adipo City
11) figurarsi se non fanno a schiaffoni con gli Omega-3, ossia i fighi della situazione
12) sono politicizzati: vogliono che i radicali siano liberi di fare quello che vogliono.

Per metterci una pietra sopra, sappiate che lo IOM chiarisce che i grassi trans NON sono tollerabili dall'organismo senza che esso subisca danni a breve o a lungo termine, a prescindere dalla quantità.

Buffo notare che, come molti altri articoli, la corrispondente pagina di wikipedia italiana fa semplicemente RIDERE rispetto a quella inglese, ricchissima di preziose informazioni che consiglio a tutti di leggere e condividere.

Ora, dopo 'sto pippone infinito, direi che possiamo vederci tutti stasera davanti ad un Big Mac, poi gelatino confezionato "giusto per", sul tardi birretta con patatine che ci si vede con gli amici e domattina colazione al bar, ok?

... no?

sabato 9 luglio 2011

Le barrette energetiche


Precisiamo: non parlo di queste.



Già, non parlo neanche di quelle che si riempiono fino in cima e poi ti consentono di "fare la mossa".

No, non sono neanche quelle che quando finiscono muori.

Tuttavia, comprendo il disorientamento. Anche per me l'introduzione a questo argomento è stata traumatica e difficile: per anni infatti le uniche barrette energetiche che desideravo utilizzare in concomitanza con un allenamento erano queste:


Solo che, non trovando impressa la data di scadenza, mi trovavo giocoforza costretto a consumarle tutte e subito nel timore che potessero andare a male.

Con la pratica, sono riuscito a stoccare un numero considerevole di tali barrette nel mio stomaco, fuggendo così il pericolo di dover buttar via del cibo (comportamento eticamente riprovevole, a mio avviso).

Persone a me care mi hanno poi spiegato che esistevano altre soluzioni per soddisfare il fabbisogno energetico, all'apparenza più pratiche.

Queste.



Incuriosito dalla loro strana forma e interrogatomi sul loro possibile utilizzo (di grigliarle non se ne parlava, mi parve di capire ad una prima analisi superficiale), decisi di provarle.

Innanzitutto non mi risultava che esistessero parti di bovino, ovino o suino ricoperte di cereali, infatti capii subito che si parlava di prodotti non esistenti in natura.

Non c'è una pianta Enervit da annaffiare, né un erbivoro Isostad da disossare alla bisogna. E' tutta roba che qualche homo sapiens ha elaborato artificialmente per spillare soldi ad altri della sua specie.

Tuttavia, anche il croccante della nonna è fondamentalmente un prodotto dell'ingegno umano non esistente in natura: non per questo mi sento di urlare ai quattro venti "PERFIDA NONNA!", né di prendere a testate un contadino sardo perché elabora il formaggio di capra.

Chiarito quindi il principio base secondo cui anche se è artificiale non è per forza demoniaco, mi accingo a masticare per la prima volta una barretta mentre ascendo al Monte Catria, cosa che tra i capelli lunghi e i "chissà perché lo sto facendo" mi ricordava molto Getsehemane.

Integratori al pascolo sul Catria

E' lì che capisco, una volta in cima, che sta santa barretta, diciamolo, effettivamente, fa.

Per carità, non è che sono arrivato in vetta zompando a quattro zampe tipo Sabretooth, però mi ha dato un bell'aiuto.


La sberla che ti danno questi piccoli parallelepipedi masticabili è influenzata da tanti fattori.

Innanzitutto esiste una distinzione di base tra prodotti da assumere pre attività sportiva e prodotti da assumere durante l'attività sportiva.

Esistono barrette energetiche, destinate agli sportivi che necessitano di una "botta" in allenamento; barrette proteiche, destinate praticamente a ricostruire il muscolo dopo l'allenamento (esistono anche barrette dietetiche, che teoricamente dovrebbero servire a far saltare i pasti alle ragazzine scheletriche fissate, con tutti gli scompensi che ne derivano).

Per il "dopo" e il "durante" pare siano più indicati integratori di sali minerali e carboidrati, piuttosto che una semplice barretta. Ammetto di preferire, a istinto, una spremuta di agrumi a un beverone di sali Enervit, anche se l'effetto è completamente diverso. E nondimeno è da segnalare la comodità di portarseli dietro disciolti in una boccetta d'acqua in palestra o in un sentiero di montagna, dove effettivamente girare con arance e spremino sarebbe quantomeno bizzarro.

Due misurini da 30g (il misurino è fornito) in mezzo litro d'acqua
 per una bevanda isotonica, un misurino per una bevanda ipotonica.


Secondo elemento fondamentale, la quantità di carboidrati presenti nella barretta. Non è difficile esagerare con i carboidrati e trovarsi con un surplus di zuccheri da smaltire: basta aver mangiato un bel piatto abbondante di pasta a pranzo e la barretta diventa quasi inutile, in effetti. La differenza, ovviamente, sta nella digeribilità, nella immediata disponibilità dell'energia e negli altri elementi nutritivi assunti.

Terzo elemento chiave: le calorie fornite. Una barretta da 150 Kcal abbinata a due pasti abbondanti rischia di far sforare di molto il fabbisogno calorico giornaliero, come per i carboidrati. Meglio spulciare sempre le informazioni nutrizionali, munirsi di calcolatrice e fare due conti prima.

Nella scelta di una barretta andrebbero tenuti presente i tre fattori sopra così come la presenza di sostanze aggiuntive. Meno porcilate ci sono, meglio è. Sarebbero da evitare con cura grassi idrogenati, esaltatori di sapidità e in genere tutte le schifezze chimiche possibili.

Bisognerebbe buttare un occhio anche agli eventuali ingredienti presenti ad alto indice glicemico (che ti danno una gran briscola all'inizio dell'allenamento poi a metà ti ritrovi senza carburante e arranchi come un profugo perso da tre giorni nel deserto afgano).

Riporto qui di seguito i valori nutrizionali di due delle varie barrette che ho provato, comunemente acquistabili ovunque (beh, in sartoria non so se ce le hanno).



Confronto tra barretta Isostad alla frutta e Power Crunchy della Enervit.
Preferisco la Enervit poiché a parità di calorie ha più proteine,
meno carboidrati e meno grassi.
La Isostad dà una "botta" eccessiva, a parer mio. Sodio e vitamine mi sembrano più equilibrati nella Enervit e mi piace l'aggiunta di magnesio, fondamentale nella trasmissione di impulsi muscolari. Leggere e informarsi, please: http://www.abodybuilding.com/sfuncia9.htm 

In ogni caso non ho ancora provato nulla di serio, acquistabile probabilmente in negozi specializzati, farmacie o altro, sia per il costo sia perché sono più propenso ad evitare schifezze chimiche in favore di quantità vichinghe di frutta, verdura, carne, pesce. E' innegabile tuttavia che tra prendersi una barretta e farsi uno zabaione probabilmente il tuo fegato preferisce la barretta (e l'effetto, come detto, è completamente diverso a causa dell'indice glicemico dell'alimento).

Essendo alimenti in linea di massima facilmente digeribili li assumo mezz'ora - un'ora prima dell'allenamento assieme a parecchia acqua (per evitare di trovarmi un mattone in gola e facilitare l'assimilazione). Talvolta, se devo allenarmi la mattina presto, li assumo al posto della colazione così  evito lo spiacevole effetto "borraccia semivuota" mentre mi muovo :D

Il limite di questi prodotti, a parer mio, è che pur fornendo una quantità equilibrata di elementi nutritivi ne forniscono altri magari assolutamente inutili per gli scopi dello sportivo in questione (ad esempio le maltodestrine per me che voglio dimagrire: suggerisco la lettura di questo e questo) e probabilmente vengono prodotte a partire da materie prime scadenti (anche se ho apprezzato la dicitura "olio di palma non idrogenato" della Power Crunchy della Enervit, non oso immaginare cosa ci sia dietro la solita scritta "aromi").

Mi sono quindi messo in testa di realizzare una barretta energetica per i fatti miei, in casa, ed ho cominciato a sperimentare e informarmi. Ancora, tuttavia, non sono giunto ad una soluzione accettabile. O non si addensa, o fa schifo, o si squaglia. Ma non demordo: st'estate ci riesco di sicuro, vi terrò aggiornati.

L'idea è quella di prendere mandorle, arachidi non salate, riso soffiato, albume d'uovo e realizzare una barretta simile ad un croccante. Al momento mi sono venute solo porcate perché ho decisamente sbagliato le dosi. Inoltre sarei curioso di conoscere i reali valori nutritivi della barretta da me prodotta, ma un laboratorio della zona mi ha sparato 170 euro per l'analisi... o trovo qualcuno che divida la spesa con me o vado avanti a sentimento :D

Non ho avuto ancora tempo di sperimentare (magari ad Agosto con calma proverò), ma vorrei provare a sostituire il caramello fatto con lo zucchero (ad alto indice glicemico) con qualcosa fatto con il miele (mediamente ad IG più basso dello zucchero).

In ogni caso ecco qua un sito che propone una soluzione fatta in casa che non mi sembra male:

http://www.vitadelia.com/miscelanea/barritas-energeticas-sencillas-para-preparar-en-casa

e qui la traduzione italiana per i non... spagnofoni:

http://www.benessereblog.it/post/1758/le-barrette-energetiche-da-preparare-in-casa

Al solito, my-personaltrainer.it ha la sua soluzione:

http://www.my-personaltrainer.it/barretta_fai_da_te.htm

Il vantaggio del farsi una barretta in casa è che hai un controllo maggiore sulla qualità del prodotto e che puoi dosare i singoli ingredienti in relazione alle tue reali necessità (più o meno carboidrati, proteine, grassi a seconda del tipo di allenamento della giornata ma anche del tipo di lavoro e della fatica della giornata in sé). I limiti sono accettabili, a mio avviso, ma esistono: ad esempio la conservazione (in assenza di conservanti o di massicce dosi di vitamina C direi che al massimo possono essere conservate in frigo un paio di giorni), la solidità (facile che si squaglino in auto), il fatto stesso di doversela fare a mano e impiegare un po' di tempo in più oltre all'allenamento può essere un deterrente.

Se ancora non siete convinti, come me, della convenienza nell'utilizzo di barrette e integratori, potete sempre provare il metodo "fulminati del bodybuilding":


... d'altra parte, ognuno si fa del male come meglio crede. 

Ora se permettete, vado a prendere un antiemetico. Burp.

venerdì 24 giugno 2011

Libri - 1 - "Cibi che fanno bene, cibi che fanno male"


"Un libro è un giardino che puoi custodire in tasca"
Proverbio arabo

Avete mai sentito parlare di questo libro

Si intitola "Cibi che fanno bene, cibi che fanno male - Grande guida dalla A alla Z per usare gli alimenti nel modo più sano". Titolo originale dell'opera: "Foods that harm, foods that heal"

ISBN 8870451569
416 pagine
1,6 Kg di peso circa. 
26,3 cm di altezza.
20,5 cm di larghezza.
3,0 cm di profondità

Così, "giusto per", se lo voleste utilizzare come zeppa.
Prima, tuttavia, vi consiglio di leggerlo con attenzione.




Precisiamo: il titolo è da raschiar via con le forbici dalla copertina, non fosse per l'edizione pregiata, sia quello ita che quello eng. A parer mio non esistono cibi che facciano bene o male, casomai che TI facciano bene o TI facciano male. Il titolo inglese, poi, è da barzelletta: non esistono cibi che guariscano (o brucino grassi, o facciano altro che non sia fornire carburante e mattoni). 

Per fortuna, al contrario del titolo infelice, il contenuto è utilissimo e interessantissimo.

Ah, giusto per farvi un po' invidia: non è più in vendita da un'era. Provate come rimanenza nelle librerie vecchie ed ammuffite, nelle biblioteche, su ebay, boh. Io il mio non ve lo vendo :D

Un altro appunto prima di iniziare: non confondetevi, il testo al quale faccio riferimento non ha nulla a che vedere con un testo dal titolo quasi identico, edito da Giunti:



Ok, partiamo. 

A sedici anni, età in cui questo libro per la prima volta è entrato in casa mia, ero interessato molto di più al catalogo di Postalmarket che ad esso. 



Quando hai del testosterone liquido nelle vene misto a qualche goccia di sangue qua e là, a meno che tu non regali la tua paghetta al barista giù all'angolo ogni volta che esci di casa, ovviamente la pancetta è praticamente pura fantasia

Io i miei soldi li regalavo al tabaccaio, quindi ero a posto sotto quel punto di vista. 

Poi sopraggiunge un momento in cui le funzioni metaboliche scemano in favore della solita stupida vita frenetica da adulto e l'attività fisica (no, non quella) diventa un surplus inutile che non ti consente di ascendere, lavorare, produrre. Mica per tutti, ovvio. Per me sì, però. E ti ritrovi ad essere un bue di 130 Kg a 30 anni

Ops!
Che disdetta.

C'erano vari parametri sui quali agire per invertire la tendenza: primo tra tutti l'essere cosciente di quello che mangiavo. No, non è che svenivo con la testa infilata negli spaghetti mentre li masticavo dentro il piatto. Intendo l'essere cosciente dell'effetto che ogni cibo ha su fisico e mente per poter riprendere il controllo della mia alimentazione.

Il metodo che prediligo, in quanto webcoso da eoni, è studiare in rete. Chiaramente in rete trovi tutto: dalle pataccate colossali agli abstract di conferenze di medici (per alcuni le due cose si equivalgono). A me interessava elaborare ogni informazione che trovavo con spirito critico, quindi mi serviva anche l'esperienza del corridore della domenica che preferiva una spremuta di pompelmo, limone e arance ai sali (idem, per dirla alla Demi Moore). 



In mezzo a tanta informazione, tuttavia, poiché fino a poco tempo fa ero sprovvisto di un cosofonino che avesse il wifi, mi era precluso l'accesso all'informazione in uno dei luoghi chiave della casa, quello diciamo con l'acustica migliore, riverbero corto ma comunque sopra i 30 millisecondi, ottime armoniche superiori


Di CJ (Opera propria) [GFDL (www.gnu.org/copyleft/fdl.html), CC-BY-SA-3.0 (www.creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/) o CC-BY-2.5 (www.creativecommons.org/licenses/by/2.5)], attraverso Wikimedia Commons

Il cesso.

Come molti di noi sapranno, il cesso è uno strumento essenziale per l'apprendimento e lo sviluppo della cultura. Lì nascono le idee più sconvolgenti, le attività impensate, i mutamenti meditati e le genialate insperate. E' quindi d'uopo fornirsi di comodi strumenti di consultazione cartacei da utilizzare nell'umidità vaporosa che promana dalla doccia nelle immediate vicinanze. 

Di fianco alle ricette di cucina (che faina che sono, eh?), sulla libreria in soggiorno, abilmente mimetizzato vi era quindi uno strumento utile a tal scopo, un residuo del trasloco che inspiegabilmente era traslato fino a casa mia. L'aspetto mi incuriosiva, mi ricordava qualcosa... Ecco cos'era! Il catalogo di Postalmar... no, avevo preso un abbaglio. Però oramai la curiosità era suscitata, quindi decisi di sfogliare il bel libro che mi si parava d'innanzi, chiaramente nel luogo consono adibito a spazio di lettura. 

Il cesso, appunto.

Ne venne fuori, in numerose e lunghe sedute di studio, forte dell'occhio e dell'esperienza attuali, una impressione eccellente, difficile da spiegare qui in una sinossi ridotta ed essenziale. 

Il libro in questione, redatto da esperti* e pubblicato da Selezione dal Reader's Digest, fornisce una panoramica su alimenti e sostanze nutritive messe in relazione con patologie e attività varie (sportive, lavorative, di tutti i giorni) in maniera semplice ma esaustiva, tutto sommato anche senza troppi schieramenti "ideologici". Riporta le idee di esperti di medicina alternativa a fianco delle certezze scientificamente provate senza indulgere (troppo) in commenti e opinioni critiche verso l'uno o l'altro pensiero. 

Il fatto che sia stato scritto a più mani (300 persone) e redatto da persone di diversa formazione  culturale lo rende abbastanza simile al web, per come la vedo io, dove le varie tendenze contribuiscono a formare un piano di lavoro stabile

Apprezzabile anche il fatto che sia stato "ottimizzato" per l'edizione italiana da uno staff aggiuntivo di esperti di nutrizionisti, medici convenzionali e naturali, facenti riferimento anche al LARN (Livelli di Assunzione Raccomandata di Nutrienti per la popolazione italiana). 

E' stato editato come un dizionario per comodità di consultazione: per ogni voce è presente un breve riassunto con i "pro" ed i "contro" relativi a quell'alimento o gli alimenti consigliati, da limitare o da evitare per quella patologia seguito da una colonna descrittiva. Spesso è presente un paragrafo evidenziato dove vengono affrontati aspetti estremamente specifici riguardanti casi particolari (ad esempio "latte delattosato" sotto la voce "latte"). 



Ad esempio, sotto "obesità", sono indicati gli alimenti da limitare, quelli da favorire e nella colonna vengono descritte le varie cause, effetti e possibili conseguenze del problema, oltre che suggerimenti per risolverlo (solito: la Legge delle Tre Emme). 

Interessantissime le schede di approfondimento su vari argomenti: "Allergie ed intolleranze alimentari", "I bambini e la dieta", "Erbe per la salute", "I grassi: anch'essi sono necessari" e via dicendo. 

Molto utile anche la presenza di riquadri, qua e là, riguardanti casi clinici specifici (sia per l'immedesimazione sia per comprendere come possono essere utilizzate concretamente le tante informazioni disseminate per il libro). 

Ho apprezzato la presenza di un semplice glossario alla fine del testo che mi consentisse di capire cosa fossero glucosio, glucagone, flavonoidi ed altri biociaffi dal nome impronunciabile. 

E' molto interessante il fatto che abbia trovato conferma ad alcune mie teorie, tra le quali la capacità di alcuni cibi di favorire il processo di rigenerazione e contribuire a risolvere il mio problema con la schiena

La lettura di quel libro ancora mi aiuta a fare chiarezza su tantissimi meccanismi incomprensibili che regolano la nostra vita.

Tuttavia è inutile che cerchiate: la voce "donne" è stata volutamente estromessa, poiché devono restare per noi un mistero. 

:)

* Siccome mi fa profondamente incazzare il fatto che in rete non si citino gli autori di questo bellissimo libro, un po' come quando non trovi sui giornali il nome della modella che rende figa una foto ma solo il nome del fotografo, e dato che dattilografo meglio e più velocemente di una pornosegretaria, ho deciso di trascriverli tutti nonostante manchino solo dieci minuti al pranzo

Vediamo se ce la faccio.

EDIZIONE ORIGINALE

Redazione a cura di: Alasdair McWhirter - Liz Clasen
Grafica a cura di: Gay Burdett - Sue Mims
Consulenza generale: Tom Sanders, docente di nutrizione e dietetica presso King's College, University of London
Consulenti: Ann F.Walker, Alan Lakin, Margaret Ashwell, Anita Bean, Jonathan Brostoff, Kristen McNutt, Sheena Meredith, Michèle Sadler, Christine Steward, Michael A. van Straten, Martin Toynbee, Marianne Vennegor, Moya de Wet.
Fotografie: Karl Adamson, Gus Filgate, Vernon Morgan, Carol Sharp, Jon Stewart
Illustrazioni: Julia Bigg, Dick Bonson, Glynn Boyd Harte, Hannah Firmin, Clare Melinsky, Francis Scappatricci (che cazzo di nome :D), Lesli Sternberg, Sam Thompson, Charlotte Wess
Testi: Ursula Arens, Alison (ma quella di "Medium" non si chiama "Allison"? Boh) Hinds, Susie Orbach, Rose Shepherd, Helen Spence

EDIZIONE ITALIANA

Hanno collaborato

Per la revisione scientifica, l'integrazione e l'adattamento (avevo letto allattamento e l'ho scritto tre volte, sarà l'ormone):

Prof.ssa Marisa Porrini, docente di Alimentazione e nutrizione umana (in effetti, meglio specificare) presso la Facoltà di Agraria dell'Università di Milano

Dott. Giovanni Fasani, specialista in igiene e medicina preventiva

Dott. Piero Gianfranceschi, specialista in clinica pediatrica e in clinica delle malattie infettive

(tre minuti rimanenti... ce la faccio, ce la faccio...)

Dott. Attilio Speciani, specialista in allergologia, immunologia clinica, anestesiologia e rianimazione

Per la traduzione: Gisella Bianchi, Alberto Cristofori

Per la redazione e l'indice analitico: Donatella Testa

Per l'impaginazione: Marco Molteni

Per la correzione delle bozze: Concetto Giraffa - Lorenza Lanza

... sono un figo. Ho vinto



Vado a mangiare. 

mercoledì 22 giugno 2011

Applicazione OVI per cellulari NOKIA - Sfoglia FFtK sul tuo telefono!


Sperando di farvi cosa gradita vi informo che è disponibile all'indirizzo




L'applicazione gratuita OVI per cellulari NOKIA che vi consentirà di sfogliare tutto il Blog di From Fudo to Ken direttamente dal vostro cellulare ed inviare le varie pagine via email o sms direttamente dal suo interno!

... i punti esclamativi fanno molto esagitazione in stile conferenza di multilevel marketing, ma non ho trovato un modo migliore per dirvelo.

:D

domenica 5 giugno 2011

Riprendersi da un infortunio: il colpo della strega


"Pain is weakness leaving the body"
U.S. Marine

Giovedì mattina, sole splendente, cielo terso. Provo un nuovo circuito di corsa in mezzo alle colline Pesaresi (dietro casa di Valentino, per intenderci):



Semplicemente bellissimo. Silenzio, erba alta, vento, insetti, fiori, rondini.

Verso il finale, una lunga parte in discesa (quasi 1 km), con punti veramente ripidi. I miei 92 Kg (ora 90) si fanno sentire sulla bassa schiena, complice anche una lieve lordosi lombare, ma niente di preoccupante. In salita, tornando, "sento" un po' i glutei, ma non me ne curo più di tanto poiché non mi sembrava niente di diverso da altre "sensazioni" durante gli allenamenti.

Chiudo il percorso (9 Km) fiero e felice.

Giorno seguente, riposo. Nessun acciacco, giusto un lieve sentore alla bassa schiena.

Due giorni dopo, recuperato perfettamente: la mattina decido di allenarmi in garage. Corda, pesi e sacco. Complici il caldo di questi giorni e i sali minerali che mi aiutano a reintegrare, tiro come un assassino ed ovviamente sudo come un maiale.



Finito l'allenamento, come spesso facevo anche quando ero sopra il quintale, mi fermo un attimo prima di fare la doccia.


MALISSIMO.

Quaranta Kg fa avevo un cuscinetto di 20 cm sopra i muscoli come termoisolante: adesso no, i muscoli sono a contatto con la pelle (più o meno). Si raffreddano subito.

Premetto: sono solo in casa, la Psicoterapeuta Allegata è al lavoro, fuori città.

Sequenza.

Dopo 10 minuti al computer, sento la maglietta ghiacciata. "Basta, è ora di fare la doccia", mi dico con solenne autorità. Mi alzo e vado in bagno. Tolgo la maglietta zuppa di sudore. Al solito, la piastra per capelli della Psicoterapeuta Allegata è per terra a raffreddarsi di fianco alla vasca. Mi chino, la prendo e la porto nell'altro bagno. Mi estendo per posarla sulla lavatrice...

Mi pugnalano alla schiena.

Lascio cadere la piastra, mi aggrappo come i freni di un ascensore agli stipiti della porta e finisco per terra. Disteso sul pavimento continuano a pugnalarmi alla schiena. Cerco di trovare una maniera per muovermi ma le fitte lancinanti mi tolgono il fiato; tento di trovare una posizione per evitare il dolore, ma niente. Penso alla posizione dell'astronauta che dovrebbe rilassare la schiena ma non riesco manco a muovere le gambe.

Con la faccia sul parquet del disimpegno, penso al cellulare: in fondo alla casa, davanti al pc. Merda.

Il telefono portatile? In soggiorno, a un metro e mezzo da me... ma anche a un metro e mezzo da terra,  sul mobile. Argh. E' che non volo, sennò passavo per l'ipotenusa che facevo prima. Peccato.

Dopo cinque minuti passati lì ad aspettare che mi passasse il dolore, decido di muovermi lo stesso, che mica posso stare tutto il giorno mezzo nudo sul pavimento.

Ovviamente le braccia sono a pezzi (pesi, sacco, corda) quindi immaginate la scena: striscio come un marine fino al soggiorno, con i gomiti mi appoggio sulle casse che uso per suonare, mi arrampico sul bordo del mobile, poi sulla TV (vedi che culo avere un vecchio Telefunken e non un LCD/plasma fino 5mm :D), mi stiro con non vi dico che dolore fino al basamento del portatile (che sembrava si volesse ritrarre schifato :D), riesco ad afferrare il portatile e ricado per terra, con la solita faccia sul pavimento. AHIA.

Chiamo l'Illustre Collega (ipovedente, per inciso) e gli dico "Filo, non spaventarti, ma sono per terra e non mi muovo". Lui, eroicamente: "ARRIVO!". Sì, così facciamo il gatto e la volpe.

Invece piano piano, col motivatore dall'altra parte della cornetta, striscio fino al divano, riesco ad arrampicarmi, sempre con la stessa tecnica, appoggiandomi sul tavolino, poi mi butto sulla seduta, pancia sotto. PESSIMA IDEA. Cerco di distendere la schiena inarcata, ringhiando come un cane, mentre spavento il collega al telefono :D

Finalmente riesco a girarmi e rilassare la schiena.

Dopo un'oretta sul divano, provo a muovermi. Immaginate, se potete, il dolore.

Riesco ad alzarmi e camminando a minuscoli passi strascicando come un vecchio di 90 anni affetto da artrite reumatoide, piano piano, vado in bagno, riempio la vasca e mi faccio un bagno caldo. Mi lavo addirittura i capelli (eroe) e provo ad andare al lavoro. Per entrare in macchina, circa 5 minuti, sotto lo sguardo attonito dei passanti che mi vedevano appoggiarmi con la testa alla portiera mentre infilavo il culo in auto, per poi lasciarmi cadere (piano, per carità!) sul sedile. In auto, per fortuna, lo schienale mi sostiene anche in curva quindi non mi fa male chissà che. In ogni caso, dopo due ore di lezione, disdico le seguenti perché mi viene la nausea dal dolore a star seduto.

Ovviamente i primi consigli di tutti quelli che mi vedono sono:
  • vai al pronto soccorso, fai la scena con un amico che non ti reggi in piedi, ti fai fare lastre ed ecografia, vedi cos'hai, ti fai prescrivere qualcosa
  • vai dal medico, fatti prescrivere un antiinfiammatorio
  • stai a casa fermo a letto, per una settimana / un mese / tre mesi (...)

... sì, ciao.

Non avevo nessuna voglia di fare la scena al pronto soccorso passando tre ore seduto in sala d'attesa, per farmi dire che lì ci sono codici rossi e che non devo intasare il pronto soccorso per un mal di schiena.

Ecografia e lastre posso farmele prescrivere tranquillamente in un secondo momento dal medico. Inoltre sono allergico ai FANS e all'aspirina.

By Ragesoss (Own work) [GFDL (www.gnu.org/copyleft/fdl.html)
or CC-BY-SA-3.0 (www.creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)], via Wikimedia Commons

Infine non avevo assolutamente voglia di starmene fermo a vedermi riprendere peso a causa di uno strappo, quindi me ne sono andato in rete a studiare un po' come risolvere la situazione, come faccio sempre

Al solito, faccio un po' di pubblicità gratuita: le cose più intelligenti le ho lette su my-personaltrainer.it.

Scopro che il termine "colpo della strega" è un termine generico utilizzato per indicare una lombalgia, che può variare da una contrattura dei muscoli della bassa schiena a una compressione dei dischi della colonna vertebrale fino a un'ernia. Se l'infiammazione interessa anche il nervo sciatico viene definita lombosciatalgia. Spesso e volentieri è dovuta a movimenti bruschi (tipo quando ho posato la piastra) con muscoli raffreddati (presente i 10' prima della doccia di cui sopra?) in una situazione di stress della zona (la corsa in discesa di due giorni prima).

http://en.wikipedia.org/wiki/File:Lumbar_region_in_human_skeleton.svg


Sulla base di quello che ho studiato mi sono fatto un'idea precisa: avrei curato il mio problema semplicemente con allenamento e alimentazione corretta. Ovviamente non mi assumo nessuna responsabilità in caso voi tentiate di curare i vostri problemi di schiena con questo metodo. Ripeto e ribadisco per l'ennesima volta (ormai dovrebbe essere chiaro): non sono un medico, uno sportivo professionista, un dietologo, un nutrizionista, un personal trainer, un massaggiatore, un intrattenitore trans thai, una geisha, un eunuco o altro professionista al di fuori dell'ambito musicale. Tutto quello che so lo sperimento su me stesso e lo scrivo qui: se qualcuno poi vuole provare su sé stesso quanto letto su queste pagine sappia bene che lo fa a suo rischio e pericolo, io non prescrivo nulla a nessuno.

Ok, dopo 'sta palla, vediamo com'è andata a finire.

Il punto è questo: sono convinto che le capacità rigenerative e autocuranti del corpo umano siano immense e che siano enfatizzate e dirette da allenamento e dieta. Ho deciso quindi di non abbandonare l'allenamento (come tutti mi dicevano) ma di cercare di allenarmi al possibile con carico minimo per la schiena. Dico "minimo" perché "zero" è praticamente impossibile.

Quindi mi sono organizzato: innanzitutto un (bel) po' di riscaldamento a vuoto, poi panca al muro (per sicurezza), schiena alla parete, movimenti con un numero altissimo di ripetizioni, senza peso o con peso irrisorio (1/2 Kg, max 2,5 Kg). E dagli di alzate laterali, Arnold press, diretti, ganci, montanti, parate di karate Shotokan e movimenti da scacciamosche professionista. Poi ancora bicipiti (curl alternato da seduti) e, ridete pure, maniglie con molla per avambracci. Leggero stretching finale. Doccia calda per concludere.

http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Seated-inner-biceps-curl-1.gif

Ora, leggete bene: la sera stessa, praticamente, camminavo normale. Piano, pianissimo, ma normale.

Giorno seguente: riesco a eseguire gli esercizi in piedi davanti alla tv. Alzo pesi più consistenti, provo qualche diretto con spostamento appena accennato stando attento a non torcere la schiena. La prendo comoda e lavoro tantissimo su ogni gruppo muscolare con esercizi diversi. Alla fine riesco quasi a muovermi normalmente anche in velocità.

Nota fondamentale: scopro che tenere le scarpe (le mie adorate Nike Air Pegasus) durante il giorno  anche in casa mi riduce il dolore in maniera notevole. E che problema c'è? Le tengo volentieri :D

Terzo giorno, il dramma. Il mio medico di base è andato in pensione e io mi ritrovo scoperto, perché ancora non ho fatto il cambio... devo andare in centro a cambiarlo all'AUSL e decido di andarci a piedi. Quasi 4 km di camminata. Che cazzata. La sera non mi muovo quasi più e la mattina dopo alzarsi e fare anche il minimo movimento è una pena infernale.

Ma non mi scoraggio: continuo a muovermi con prudenza e mangiare per bene.

Il quarto giorno mi viene in mente una ottima idea: l'isometria! Mi avrebbe consentito di rendere più pesante ed efficace l'allenamento senza minimamente andare a sforzare la schiena. In effetti, già dalla sera dopo allenamento isometrico + pesi riesco a muovermi molto meglio.

La sera del quinto giorno, stufo di stare recluso in casa, decido di provare la bici: salgo piano piano, con attenzione, con la mia dolce metà a fianco pronta a fungermi da cuscino umano qualora dovessi cadere. Non solo non sono caduto, ma ci siamo goduti una spettacolare sbiciclettata di circa 7 km di notte sulla ciclabile che costeggia il fiume immersi in un mare di lucciole (il romantico coleottero, non le gentili signore). Al ritorno mi sembrava di essere rinato.

http://commons.wikimedia.org/wiki/File:GluehwuermchenImWald.jpg


La mattina dopo, sesto giorno, ho fatto Pesaro - Fano - Pesaro (in bici, ovvio) senza nessun problema.

Settimo giorno pausa, l'ottavo sono andato a correre. Piano, chiaro, ma ho corso tranquillamente.

Ora sono completamente ripreso mi alleno normalmente (anzi, con più tiro di prima, che devo recuperare...).

Riguardo la dieta, ho fatto letteralmente incetta di bromelina, bergamottina, Omega-3 e vitamina C. Ossia, parlando in alimentese, ananas, pompelmo, sgombro al naturale e il solito kiwi (che non è il frutto con più vitamina C ma ne ha più che a sufficienza). Oltre che ovviamente la solita cofana di verdure e frutta in generale.

By Howie Le from San Jose, USA (close up  Uploaded by Gary Dee) [CC-BY-2.0 (www.creativecommons.org/licenses/by/2.0)], via Wikimedia Commons

Perché? Perchè, leggendo e documentandomi, ho appreso che sono alimenti dalle proprietà antiinfiammatorie incredibili, oppure che in qualche maniera sono legati a processi di rigenerazione. I primi due giorni ho mangiato due ananas interi. Se il miglioramento sia legato a quello, all'età che ancora è in "zona ggiovine" (giusto domani, 31 anni) o alle imprecazioni in abissale, lo ignoro. Sta di fatto che facendo così ho riscontrato un sostanziale e rapidissimo miglioramento, giorno dopo giorno.

Concludendo: credo che l'alimentazione adeguata, il movimento controllato e prudente dei muscoli interessati, l'aumento della circolazione sanguigna (e conseguente miglior rigenerazione della zona lesa), i momenti di riposo studiati e ragionati e infine le docce calde abbiano contribuito a risolvere in una settimana un problema che altri, tanti, mi hanno detto rischia di farti stare fermo anche un mese o più.

Ovviamente quando dico che in una settimana mi sono rimesso in piedi da una botta del genere, tutti a dirmi che allora non avevo avuto il colpo della strega, che l'avevo fatta troppo tragica, che era impossibile che senza prendere niente sarei riuscito a risolvere un problema così grosso, che mi aveva preso in forma lieve, eccetera. 

Che vi devo dire?
Ognuno la pensa come vuole.

;)


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